Castello di Pandino, cortile
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Gite in Lombardia: due principesse al castello di Pandino

Non scrivo di gite e piccoli luoghi che amiamo tanto visitare dall’inizio del lockdown, quando improvvisamente mi è sembrato inopportuno (e anche doloroso) parlare di andarsene a spasso nella situazione che stavamo vivendo.

Oggi che in molti ricominciano a parlare di turismo, ma ancora non sappiamo quando si potrà ricominciare a girare, e nemmeno entro quali confini, mi sembra più importante di prima ricordare e raccontare quanti luoghi belli ha la regione in cui vivo, la Lombardia, che è spesso sottovalutata.

E spesso sono sottovalutati e poco visitati anche i piccoli luoghi che a noi piacciono e che vi racconto anche nel mio podcast.

Ma in fondo, mai come ora, rivaluterei quei luoghi senza la folla. Anzi, a volte proprio deserti. Perché è chiaro che le grandi destinazioni di massa per un po’ non saranno né appetibili, né sicure.

Nell’ultimo weekend prima della chiusura per il coronavirus, cinque giorni prima che si scoprisse il famoso “caso di Codogno”, avevamo appuntamento con amici in una trattoria di un paesino a pochi metri dal Po, per un ritrovo a base di torta fritta (o gnocco fritto, che dir si voglia).
Siccome il tempo di viaggio causa sempre delle proteste non appena si annuncia sopra l’ora, abbiamo pensato di fare una tappa lungo il tragitto “per vedere qualcosa”.

E cosa c’è di meglio di un castello?

Se vi ricordate con odio il tempo in cui a scuola si studiavano i Comuni e le Signorie, perché c’erano troppi nomi e morti e guerre e battaglie da ricordare… beh, sappiate che girando la Lombardia (ma anche l’Emilia Romagna o la Toscana), vi mangerete le mani per non avere studiato abbastanza allora.

Qui è tutto un pullulare di rocche e castelli, un intrecciarsi di storie, un rincorrersi di nomi (e cognomi), che se ci avessero fatto studiare portandoci in giro e raccontandoci tutti gli intrighi – matrimoni, uccisioni, tradimenti annessi – probabilmente ci saremmo divertiti molto di più.

O forse ci hanno anche portato in giro, ma il tempo di studiare e di mettere insieme i pezzi lo apprezzi dopo, quando non ce l’hai più.

Elucubrazioni a parte, per scegliere un castello da vedere c’era solo da estrarne uno dei tanti dal cilindro (e nel mio caso, il mio personalissimo cilindro era appunto la selezione del podcast A spasso nel weekend).

La scelta è caduta sul castello di Pandino, provincia di Cremona, e quindi vestiti da principessa in auto, e pronti via.

principesse al castello di Pandino

E allora, un po’ di storia.
Qui s’era nel Ducato di Milano e la zona era prevalentemente di boschi: insomma, una zona perfetta per la caccia, grande passione del Signore di Milano Bernabò Visconti. Siamo nel XIV secolo.

Così il nostro Bernabò, insieme alla moglie Beatrice Regina della Scala (figlia del Signore di Verona), si fece costruire qui una residenza dove stare comodamente e potersi dedicare alla sua attività preferita.
Che poi, tra parentesi, divenne anche un rifugio perfetto lontano dalla città durante la peste, e quindi da Milano Bernabò corse qui per stare più isolato e fuggire dal contagio.
(Sì, non ci è sfuggita l’ironia di visitare questo posto-rifugio dalla peste esattamente il giorno prima che il famoso “paziente 1 di Codogno”, a pochi kilometri da qui, si presentasse per la prima volta al pronto soccorso)

Il castello di Pandino è considerato uno degli esempi più importanti dell’architettura fortificata viscontea trecentesca, ed è anche una delle residenze meglio conservate di tutta la Lombardia, perché ancora oggi molto simile al proprio aspetto originario.

castello di Pandino esterno

Come è fatto il castello di Pandino?

La costruzione ha la forma tipica dei castelli viscontei di pianura dell’epoca: una pianta quadrata con quattro torri quadrate angolari (oggi ne restano solo due, sul lato orientale), un cortile interno con il porticato ad archi acuti al piano terra e un loggiato superiore con pilastrini quadrati.
All’esterno sono visibili le numerose finestre, monofore al piano terra, che in origine era destinato alla servitù, e bifore al piano superiore, che era invece riservato ai nobili.
Il lato est del piano inferiore era originalmente aperto come una sorta di secondo porticato, ed era adibito a salone dei banchetti.

Qualche parola va spesa sugli affreschi: perché il castello in origine fu completamente decorato in ogni suo spazio, persino nella scuderia (uno spazio in cui oggi si trova la biblioteca comunale).
Ovunque ricorrono i due stemmi delle famiglie: il biscione dei Visconti e la scala bianca su fondo rosso dei Della Scala.

Un’altra particolarità è la ricorrenza di motivi che richiamano le venature del marmo, a ricreare l’effetto della pietra ora rossa, ora verde, ora grigia.
C’è anche una grande sala al piano superiore dove c’è un affresco che tenta una sorta di trompe l’oeil: raffigura un porticato visto in profondità e riproduce l’effetto di sfondamento della parete.

Castello di Pandino, Sala degli affreschi

Nel corso del XV secolo, sui due ingressi del castello vennero aggiunti due torrioni di difesa, perché in quel periodo i veneziani si erano avvicinati sempre più al territorio pandinese.
Una misura difensiva in più che però evidentemente non bastò, perché Venezia prese senza difficoltà il castello per due volte, occupandolo però solo per pochi anni.
Dopo vari passaggi di mano, dal 1947 il castello è tornato di proprietà del comune che lo ha restaurato.

Oggi il castello ospita gli uffici comunali, la già citata biblioteca, una scenografica mensa della scuola casearia (che lusso il pranzo di scuola lì!) e alcune manifestazioni.
Le sale al piano di sopra (la Sala del Drago, la Sala dei tarocchi, la Sala della caccia ) sono usate per visite didattiche e per laboratori sull’araldica e sulla cucina medioevale.

castello di Pandino portico

Visitare il castello di Pandino

Ovviamente, a questo punto, non so dirvi come e quando si potrà visitare il castello.
Prima c’erano delle visite guidate il sabato pomeriggio e la domenica.

Il sabato mattina noi lo abbiamo invece visitato da soli, rivolgendoci al piccolo ufficio turistico al piano terra, dove la signora ci ha fornito una mappa e alcune spiegazioni per girare in autonomia per gli spazi del castello.

Il costo del biglietto è di 4 euro per le visite in autonomia, 5 per quelle guidate, gratuito sotto i 6 anni (prezzi inizio 2020 pre-lockdown).

Dicevo, non so come saranno le visite d’ora in avanti. Ma se il criterio principale resterà quello del distanziamento sociale, credo che qui non si corrano molti rischi di affollamento.
Quando lo abbiamo visitato noi, siamo stati per tutto il tempo completamente soli, anche nelle sale.
Tenetelo presente!

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