area camper UN PO DI SOSTA AI PIEDI DEL MONVISO
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Reinventarsi ai piedi del Monviso: la storia di Valter

Siamo arrivati a Paesana, piccolo comune piemontese in provincia di Cuneo, proprio alle pendici del Monviso, di sera.
Iniziava a far buio, piovigginava e il cielo era plumbeo, l’aria un po’ troppo fresca per essere il ponte del 1 maggio, eravamo stanchi e avevamo alle spalle alcune ore di viaggio, tra treno e furgone.
Non so se capita anche a voi, sono quelle sere in cui avresti voglia di girare i tacchi e tornare a casa subito.

E poi, al mattino dopo, quando ti svegli (almeno un po’) riposato, con il sole, ti guardi intorno e… wow! No vabbè, restiamo qui.

È iniziato così, mentre uno dopo l’altro arrivavano anche gli altri camper e van richiamati qui dall’appello annuale di Roberto di In viaggio con Ermanno, il “raduno van 2018”.
Ed è stata una bella scelta, quella di tenere base all’area camper “Un Po di sosta ai piedi del Monviso”, perché ancora una volta abbiamo conosciuto un territorio nuovo e, soprattutto, persone interessanti.

A gestire l’area da quasi tre anni sono Valter e Eleonora, padre e figlia. Un lavoro che è nato da una crisi – lavorativa e personale – che insieme hanno saputo trasformare in una scommessa vinta.

area camper “Un Po di sosta ai piedi del Monviso”
La nostra camera mansardata con vista sul Monviso

Valter è uno di quei molti 50enni che nell’ultimo decennio hanno perso il lavoro e non l’hanno più ritrovato perché considerati troppo vecchi.

Lui ha vissuto tutta la vita a Paesana e non si stanca di ripetere che ama questo posto. Per 35 anni ha fatto lo stesso lavoro di suo padre, e suo nonno ancora prima di lui: l’elettricista.
I suoi genitori avevano il negozio della loro attività in paese, che lui ha ereditato insieme al fratello.
Tutto è andato bene – avevano lavoro e anche dei dipendenti – fino a quando, nel 2010 furono contattati da una grossa ditta con cui collaboravano che propose loro di “assorbirli” e assumerli.

«Io e mio fratello ci siamo guardati e abbiamo detto “perché no? è un’opportunità che capita una volta nella vita”. In quell’esperienza siamo stati benissimo, perché avevamo un bello stipendio e senza responsabilità.
Ma purtroppo le belle cose durano poco: perché questa azienda aveva fatto il passo più lungo della gamba e dopo poco è fallita. E io mi sono trovato, a 53 anni, a dovermi reinventare.
Pensavo che andando a bussare alle porte dei miei ex colleghi o persone con cui avevo lavorato avrei trovato collaborazione, che qualcuno mi avrebbe assunto. Avevo molta esperienza».

Ma quella non basta, se hai passato i cinquanta.
«Le aziende e i servizi interinali mi dicevano che ero troppo vecchio, costavo troppo. A loro conveniva assumere un ragazzino e formarlo».

Questo essere considerati scarti del mondo del lavoro manda in crisi molte, troppe persone. Anche Valter è andato in crisi, all’inizio.
«I primi tre mesi dopo aver perso il lavoro sono andato un po’ fuori di testa e con mia moglie ci siamo guardati e abbiamo detto “andiamocene, andiamo all’estero”. Sono stato proprio male e non lo auguro a nessuno, perché è umiliante andare a bussare alle porte, elemosinare il lavoro e vedere le porte chiuse in faccia».

Però, in questo buio, qualcuno gli mostra lo spiraglio di luce.
Un cosa strana, nuova.
C’è un terreno comunale da assegnare e un bando aperto.
«Puoi presentare il tuo progetto e partecipare, chissà», gli dice un amico. Un amico camperista.

area camper “Un Po di sosta ai piedi del Monviso”

Ne parlano in famiglia, anche con Eleonora, che all’epoca lavorava già nel settore del turismo a Torino.
Insieme decidono di provarci, presentano il loro progetto all’amministrazione comunale e vincono il bando.
Si mettono al lavoro, e il 21 giugno di tre anni fa, nel giorno del solstizio d’estate, aprono per la prima volta la loro area sosta per camper.
Una cosa completamente diversa da quello che aveva fatto nella vita.

«E siamo partiti. Credendoci. Anche perché vivo in un territorio che offre tantissimo, anche se è stato a lungo un territorio sottostimato: siamo accanto al fiume Po, che ha le sue sorgenti a soli 20 km da qui, abbiamo il Monviso che è una montagna meravigliosa. Un territorio che ha tutte le carte giuste».

area camper “Un Po di sosta ai piedi del Monviso”
Il Po quando ancora sembra un torrente

 

All’inizio c’è stata un po’ di diffidenza da parte degli abitanti e dei commercianti del paese.
Non è cosa nuova: spesso i camperisti sono visti male, come quelli che arrivano, sfruttano un territorio e se ne vanno senza lasciare alcuna “ricchezza”.
Beh, non è vero, e se avete mai viaggiato in camper lo sapete.
Perché è vero – giusto per fare un esempio – che si cerca di mangiare in camper per ammortizzare le spese dei ristoranti. Ma quante volte siete tornati carichi di prodotti locali e a km zero?

Valter questa cosa l’ha capita, e così all’arrivo consegna (lo ha fatto anche con noi) un pacchetto di benvenuto con brochure turistiche di proposte in zona, alcune tisane omaggio prodotte nel territorio e un blocchetto di coupon di sconti da utilizzare nei negozi e del paese, dal panettiere al ristorante, dai bar alla formaggeria, fino alla parrucchiera e al fiorista.
L’anno scorso hanno messo una cassetta vicino alla reception chiedendo ai camperisti di lasciare gli scontrini che avevano ricevuto in paese, e così hanno potuto calcolare il giro economico di tutta questa faccenda.
«L’abbiamo fatto in tre weekend: a maggio, luglio e settembre. Mediamente in ciascun fine settimana erano stati spesi in paese circa 800/1000 euro. Entrate che, senza i camperisti, non sarebbero arrivate in un altro modo».

Un bel risultato per un paese a livello economico. Ma un grande risultato per una persona che ha saputo tirar fuori risorse nascoste e non si è arreso.

«Io auguro e consiglio a tutti di non arrendersi e non abbandonare le proprie idee.
Sono quelle idee che uno ha nel cassetto e non sa di averle. Nel momento del bisogno bisogna aprire questo cassetto e crederci, e sicuramente ci saranno grosse soddisfazioni».

Insomma, conti alla mano ha dimostrato che la sua scommessa la stava vincendo.
Insieme a Eleonora, che è rientrata al paese per affiancarlo in questo progetto.
Insieme al resto della famiglia, che con lui ci ha creduto e sta facendo la propria parte.
E che tra qualche mese conterà anche un nuovo arrivo.
Auguri!

6 commenti

  • Orietta Saccardin

    Ciao Marta,
    mi è piaciuto molto il tuo racconto.
    Come ex camperista (con il progetto di tornare ad esserlo non appena andrò in pensione) non posso che essere d’accordo con lo spirito con cui si vive l’esperienza del viaggio e della vacanza: sobrietà, attività, esplorazione, osmosi con i luoghi e con le persone incontrate.
    Sicuramente ci sono camperisti maleducati, ma si tratta di persone maleducate che senza dubbio sanno dare il peggio di sé anche in altri ruoli e contesti.
    Di questo articolo ho apprezzato soprattutto il messaggio: arrendersi mai!
    Avere il coraggio, la forza e la creatività per ricominciare da capo, quando tutto sembra perduto, non è da tutti.
    Sono felice per il buon esito di questo progetto. Potrebbe essere di ispirazione anche per valorizzare i nostri territori.
    Grazie per aver condiviso questa esperienza.
    Un affettuoso saluto.
    Orietta

    • Marta Zanella

      Ciao Orietta, grazie per il commento!
      Ma tu non puoi pensare alla pensione, sei troppo giovane… parti prima! 😉
      Sul discorso del valorizzare i territori, girando spesso in luoghi turistici “minori”, e facendo il confronto con l’estero dove ti mettono un “visitor center” anche per un sasso del 1957 perché “storico”, abbiamo spesso l’impressione che non sappiamo valorizzare quello che abbiamo.
      Forse abbiamo troppa bellezza e la diamo per scontata. Forse effettivamente servono tanti soldi per mantenere e valorizzare tutto quello che abbiamo.
      Io credo che “fare rete” tra enti vicini, piccoli comuni, ecc. possa ampliare le possibilità di azione… ma a volte manca proprio la visione un po’ più lunga.
      Poi ogni tanto trovi una gemma che brilla, e val la pena raccontarla. Soprattutto per le persone!

  • Marzia

    Ciao Marta,
    bellissima storia che mi ha fatto commuovere, perché è anche la storia di mio marito… stesso anno e stessa situazione. Da quella crisi lavorativa è nata VACANZELANDIA, il nostro progetto e il nostro sogno e ora possiamo dire che a volte “si chiude una porta e si apre un portone”… col senno di poi è facile, però bisogna crederci e “reinventarsi”.
    Un caro saluto
    Marzia

  • Loredana Anna Caruso

    Ciao
    Che bella storia, e come ti capisco… Anche io a 50 anni mi sono ritrovata senza lavoro, dopo aver lavorato per 30 anni nel settore del commercio all’ingrosso di cancelleria….. Stessa storia, tante porte in faccia e alla fine 3 mesi fa ho aperto una cartoleria tutta mia LA CASA DI CARTA a Moncalieri, il momento non è dei migliori mai ci credo e ci sto mettendo anima e cuore…. Adesso con le scuole chiuse vogliamo tirar fuori il camper e via si riparte all’avventura 💕💕💕💕 la vostra area camper sarà sicuramente una meta da visitare al più presto!!!! Tra un po’ arriverà anche una pelosetta 🐾🐾🐾🐾🐾🐾e così a piccoli passi cerchiamo di riprenderci la nostra vita…. Ciao a prestissimo Loredana e Roberto

    • Marta Zanella

      Sai Loredana che ho sentito diverse storie di persone che proprio in questo periodo hanno avuto il coraggio di aprire qualcosa di nuovo? Siete speranza per il futuro. Buona fortuna!

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