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L’albergo gestito dai rifugiati. Una storia di accoglienza al contrario

Sono stata in Val Camonica per vedere e raccontare questa valle lombarda, in provincia di Brescia, così ricca di storia, e perché valga la pena venire a visitarla.
L’ho fatto per il travel blog The Family Company e qui trovate alcuni spunti per visitare i parchi delle incisioni rupestri, considerati dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità.

Ma, quando si viaggia, non si conoscono solo i luoghi: si incontrano anche persone, e a volte si scovano per caso delle storie che vale proprio la pena raccontare. Ma il caso, forse, non esiste.

Anche in Val Camonica hanno avuto paura, un paio di anni fa, paura “dell’invasione”: di oltre duecento richiedenti asilo che sono stati sbattuti nei paesini della Valle senza alcuna preparazione per nessuno, per loro, né per gli abitanti. Il rischio di insuccesso e intolleranza era praticamente sicuro.

Ma la vicenda ha preso una piega diversa, anche grazie al lavoro di una cooperativa sociale che da queste parti lavora molto bene, la K-Pax.

Lo racconta bene la storia di Abdi, una storia che parte dalla Somalia, passa dalla Libia, sbarca a Lampedusa. E poi prende la strada del nord, su fino a una valle lombarda che nella storia è stata terra di passaggio, ma che oggi sembra averlo dimenticato.

Oggi Abdi sta lavorando sodo per diventare direttore di albergo: sembra un paradosso, ma oggi è lui ad accogliere i viaggiatori che vogliono fermarsi a riposare.

E come lui molti altri ragazzi lavorano a questo progetto curioso, forse un po’ incosciente, coraggioso.

Hanno affrontato i picchetti di protesta che si erano arpionati fuori dall’albergo, quando loro l’hanno preso in gestione. Ma sabato hanno raggiunto il loro primo traguardo, con l’inaugurazione ufficiale dell’Eco world Hotel Giardino.

L’albergo Giardino è un hotel degli anni ’50 che ha visto ultimamente anni di chiusura e abbandono dovute anche al cambiamento del turismo, in un mondo sempre più global dove la Val Camonica non è stata più meta per le ferie e per i riposi, estivi o invernali.

È stato in passato un punto di riferimento per il turismo in valle, perché in un punto di passaggio, e i responsabili della cooperativa K-Pax gli hanno messo gli occhi addosso pensando che, proprio loro, con i loro ragazzi giunti qui per caso dall’altra parte del mondo, avrebbero potuto costruire una nuova opportunità per tutti: per il vecchio glorioso albergo e per i loro migranti dalle anime acciaccate.

Così si sono messi al lavoro ristrutturando, mantenendo la struttura e gli arredi originali, valorizzando i pavimenti d’epoca, restaurando i mobili grazie agli artigiani locali e ai giovani migranti che nei laboratori e nelle officine hanno fatto i tirocini.

Vogliono essere ecologici: e così hanno scelto pitture bio-compatibili, prodotti da bagno green, hanno installato di pannelli solari, scelgono il basso consumo energetico ovunque possibile,

E ovviamente molto local: la colazione offerta, ad esempio, è a km zero, con prodotti bio delle malghe e delle aziende agricole della zona.

E infine la cultura: sono state addirittura ritrovate opere d’arte datate anni ’50, accantonate e quasi abbandonate, che hanno riportato in un posto d’onore, e vorrebbero anche coinvolgere artisti e scrittori locali con presentazioni, eventi e mostre temporanee da organizzare all’albergo.

L’albergo “dei rifugiati” – dove i richiedenti asilo e rifugiati non sono accolti ma lavorano per accogliere, è davvero una bella esperienza e bell’esempio di quello che può accadere se si affronta la paura e si impara a conoscersi: il lavoro può esserci per tutti, anzi, quando si collabora si può anche moltiplicare.

La storia di Abdi, e di Emanuela, e di questo strano albergo l’ho raccontata qui.

E se fate un giro per la Val Camonica, passate a conoscere questa bella realtà di integrazione.

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