smart working pro e contro
Pensieri

Smart working: vantaggi e svantaggi del lavorare “da casa”

“Ah, lavori da casa, che bello!”.
Sì. E no.

Non fraintendetemi, da quando ci sono le bambine riesco a organizzare il mio lavoro gestendo molto, come si dice, “da remoto”.
Posso organizzarmi in autonomia il lavoro, e per noi che lavoriamo “a progetti” conta il raggiungimento del risultato nei tempi richiesti, non quando e dove lo fai.
I miei luoghi di lavoro sono vari: vado in ufficio (sarebbe meglio dire in diversi uffici) per riunioni, mi sposto per fare interviste, mi coordino con le colleghe per decidere quando trovarci in ufficio a lavorare insieme, ma per il resto – per tutto il lavoro che devo fare da sola: scrivere, elaborare il materiale audio e foto – posso farlo dove mi pare. In parte, anche quando mi pare.

Noi che lavoriamo smart, spesso  ci portiamo “l’ufficio sulla schiena”: tutto l’occorrente nello zaino e ci basta un tavolino. Finché siamo gggiovani, va bene pure per terra a gambe incrociate.
Lo svantaggio è che a portarsi tutto sulle spalle, dopo un po’, abbiamo la cervicale che ulula in tutte le lingue del mondo.
Il vantaggio è che riduciamo al minimo i tempi morti.
Il tempo sul treno, sulla metro, il treno perso e l’attesa di quello successivo, la persona con cui abbiamo appuntamento che fa ritardo o dà buca all’ultimo: sul computer o sullo smartphone abbiamo sempre qualcosa da fare per portarci avanti e non perdere tempo.

Ma poi, è davvero un vantaggio?

Quando la mia insegnante di yoga dice che la mente è come una scimmia pazza, che saltella senza tregua da un pensiero all’altro, mi riconosco in pieno e penso proprio a questa mia abitudine di “portarmi avanti mentalmente”: persino quando guido, o quando vado a letto prima di prendere sonno, non mi permetto mai di non pensare a niente.
C’è sempre una lista di cose da fare da ripetermi mentalmente per non perdere tempo poi a decidere in che ordine fare i lavori, c’è quell’articolo che devo scrivere e posso già iniziare a pensare l’attacco, c’è… troppo.
C’è questa abitudine che prendi quando lavori così, e non so se sia davvero buona.

È il multitasking. Il fare più cose contemporaneamente.
Che però, lo capiamo da sole (perché sono soprattutto le donne a vivere e lavorare multitasking), vuol dire vivere con l’ansia di tutto e non fare niente veramente bene.

Sì, perché lo smart working da una parte facilita la vita alle donne che sono quelle più impegnate nella conciliazione vita-lavoro, dall’altra rischia di sovraccaricarle ulteriormente.

Lavorare da casa è una cosa figa, ma anche pericolosa.

Vantaggi. Di nuovo, ammortizziamo i tempi.
Mettiamo su la lavatrice, ci mettiamo a lavorare e quando facciamo pausa pranzo possiamo approfittarne per stendere.
Iniziamo a buttare in pentola il minestrone a metà pomeriggio e poi continuiamo a lavorare finché quello non è cotto (e bisogna andare a recuperare i figli).
Possiamo interrompere un quarto d’ora per andare a prendere un bambino a scuola, portarlo al corso X e tornare a lavorare. Che oltre all’aspetto pratico e gestionale, c’è il fatto che ci sono questi intervalli, durante la giornata, in cui si sta insieme.
Possiamo andare all’appuntamento per quella visita medica che ci hanno fissato alle 11 del mattino (e non si sa mai quanto ritardo avranno) senza dover chiedere un permesso di mezza giornata. Tanto al massimo ci portiamo il computer e nell’attesa lavoriamo.

smart working a Como

Li vedete i pericoli?

È vero, ci gestiamo gli impegni più facilmente, senza dover chiedere permessi. Ma gli impegni, “visto che puoi”, diventano tutti compito nostro.
C’è una busta da spedire, chi va in posta?
C’è una riunione a scuola a metà pomeriggio, chi ci va?
C’è da chiamare l’elettricista, chi ci pensa che tanto è già a casa?

A volte, per le persone che non conoscono questa modalità di lavoro, “lavorare da casa” equivale a dire “ah, sei in ferie!”.

NO.
Che tra l’altro, io le ferie non ce le ho nemmeno.
Quando vado in vacanza, ho fatto il doppio del lavoro la settimana prima, con l’acqua alla gola, per poter consegnare tutto nei tempi e permettermi dei giorni liberi.

smart working ma senza ferie

Noi che lavoriamo smart, se di giorno usciamo per un appuntamento in banca, per andare dal pediatra, ma fosse anche per prendere un caffè un quarto d’ora, quel tempo di lavoro lo recuperiamo in un altro momento.
Probabilmente la sera, dopo che i bambini sono andati a dormire.

Se al mattino dopo ho le occhiaie, può capitare che la notte prima abbia fatto una maratona Netflix, ma la stragrande maggioranza delle volte no.

Quindi, smart working bocciato?
Ma no.

Se è vero che lo smart working è pericoloso, allora – come per tutte le cose che comportano dei rischi – bisogna semplicemente tenere alta l’attenzione.
A cosa?

Secondo me, in una famiglia, innanzitutto alla divisione dei compiti nella gestione delle cose comuni: la casa, i figli. Il fatto che chi lavora smart sia più elastico, non significa necessariamente che lavori meno.

Se certi impegni a orario fisso sono più facilmente affrontabili da un genitore, l’altro in qualche modo “restituisca” il tempo in un altro momento.

Secondo, non farsi fregare dal multitasking.
A volte sembra di guadagnare tempo, ma spesso se ne perde facendo saltellare la mente da una cosa all’altra, ciascuna delle quale chiede un minimo di concentrazione per capire a che punto si era rimasti e cosa si deve fare.
Probabilmente il vecchio metodo del “fare una cosa per volta” e finirla prima di passare alla successiva permette di fare le cose meglio e con meno distrazioni.

Insomma, dopo qualche anno sto imparando alcuni trucchi che mi permettono di essere più organizzata. Non vuol dire che alla fine sia meno stanca, però magari ho reso di più.
E sono più soddisfatta.
E, almeno in questa fase della vita, non tornerei a “timbrare il cartellino” per niente al mondo.

 

PS. Nella foto di copertina, stavo lavorando sul furgone parcheggiato fuori dalla lavanderia mentre aspettavo che l’asciugatrice finisse il suo lavoro.

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