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Stringhe colorate e i clown dottori che curano con la risata

Se devo dire la verità, a me i clown non sono mai piaciuti.
Nemmeno da bambina. Mi hanno sempre messo un po’ tristezza, un po’ disagio.
Ma io, lo so, sono sempre un po’ anomala.

Quando qualche settimana fa siamo entrati al parco di Villaguardia per la fiera L’isola che c’è, imbattermi poco dopo l’ingresso in un paio di clown che hanno ovviamente accalappiato l’attenzione delle mie figlie mi ha fatto saltare sulle molle, pronta a sgattaiolare di lato dietro a qualche altra bancarella.

Non l’ho fatto, e per fortuna.
È andata a finire che mi sono messa a giocare anche io, e abbiamo partecipato al contest fotografico che avevano allestito per l’occasione.

Perché i clown che abbiamo incontrato erano quelli di Stringhe colorate, un’associazione di volontariato di “clown dottori” che dal 2001 opera nella provincia di Como, e lavora nei reparti pediatrici degli ospedali cittadini, in una residenza per anziani e a “Casa di Gabri”, un centro diurno a Rodero per bambini con disabilità anche gravi e anche al carcere del Bassone.

clown dottori
Halloween in ospedale – foto di Stringhe Colorate

Emanuela ha una doppia vita. In quella “normale” fa l’insegnante in una scuola dell’infanzia in città.
Poi, alcuni giorni, diventa “Campanellino”, il nome d’arte che usa quando si trasforma in un clown dottore.

«Per ogni struttura si lavora in modo diverso. In ospedale lavoriamo molto di ascolto e improvvisazione.
Si entra in punta di piedi, si improvvisa in base a quello che il bambino ha con sé di prezioso, un dinosauro giocattolo, o come reagisce un bambino o il genitore che è con lui», racconta Emanuela.

Con gli adolescenti è una sfida già diversa, perché spesso sono prevenuti e tendono a rifiutare un’arte che li mette in gioco più di quanto vorrebbero, e in fondo li capisco benissimo.

«Ma ci sono state occasioni in cui siamo riusciti a coinvolgerli in maniera straordinaria. Una volta abbiamo trasformato la loro stanza in un’isola piena di palloncini, e improvvisando una festa con alcuni amici venuti in visita. Inutile dire la sorpresa agli amici è stata perfettamente riuscita, e tutti contenti».

Chi ha tanta voglia di giocare, invece, sono gli anziani nelle case di riposo.
«Lavoriamo molto sul contatto fisico, con abbracci e carezze. Cantiamo insieme, giochiamo. E ascoltiamo molto».

Come Luigina, una ospite neo arrivata, che ai due clown in visita ha raccontato tutta la sua vita, raccomandando loro di non arrendersi mai di fronte alle difficoltà della vita e di vivere ogni giorno intensamente.

«A volte pensiamo di indossare i panni e il ruolo del clown per portare qualcosa, ma ci portiamo a casa noi le lezioni più grandi».

 

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Una clown all’opera – foto di Stringhe Colorate

In Italia sono oltre 55 le esperienze di clownterapia e circo sociale che ogni giorno in ospedali, scuole, carceri e strutture di accoglienza curano il disagio e la malattia con l’arte di clown e giocolieri.

Un’altra onlus che svolge un lavoro simile è Dottor Sorriso onlus, presente in 30 reparti pediatrici italiani.
Qui trovate la mia intervista alla loro direttrice, Cristina Bianchi:

E qui invece la testimonianza di Lia, una dei loro clown dottori:

Potete ascoltare le mie storie, altri racconti come questi nel programma ‘RadioScarp’, in onda su Radio Marconi (in Lombardia 94.8 FM) il martedì e il giovedì alle 12.05 e alle 16.40, oppure il sabato tra le 12 e le 13.

 

2 commenti

  • Maddalena

    Anche a me non sono mai piaciuti i clown. Forse per i tuoi stessi motivi, oppure per timidezza, la paura che mi “obbligassero” a fare qualcosa, a essere coinvolta. Capisco, invece, che fa parte di queste ottime persone avere quel tatto e quella cura che non metta a disagio, anzi crei ponti e contatti, arrotondando spigoli e difficoltà: la loro attività è piena di passione, quel tipo di spinta interiore che poi ti fa sentire più ricco anche se sei tu quello che “dà”.

    • Marta Zanella

      Io li ho sempre collegati al circo, e il circo classico, o almeno quello che girava nei paesi quando ero bambina, era di una tristezza clamorosa 🙂 Probabilmente anche tu?!
      C’è da dire che invece questi “clown sociali” hanno una formazione educativa e pedagogica, e in alcuni casi sono seguiti anche da psicologi proprio per le situazioni che si trovano a incontrare.

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