papà in fuga dalla guerra
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La piccola siriana e il suo papà “fortissimo”

«Il mio nome è Omama, mi hanno detto che il presidente americano si chiama quasi come me.
Io però ho 8 anni e sono siriana.

Vivevo ad Aleppo con la mia mamma, il mio papà, un fratello più grande di me e una sorellina. Un anno fa una bomba ha distrutto la nostra casa e abbiamo vissuto per un po’ in una tenda, alla periferia della città. Poi la mia mamma ha avuto un altro bambino, che oggi ha sei mesi.
Il mio papà, che lavorava come muratore, ha messo insieme tutti i nostri soldi e ha comprato i biglietti per un aereo per la Turchia, e così abbiamo lasciato il nostro Paese.
Quando siamo andati dalla Siria alla Turchia, abbiamo attraversato colline e montagne.

Il mio papà è così forte che, per la maggior parte del tempo, ha portato i miei fratellini piccoli sulle spalle.
E a volte ha portato anche me.

Poi siamo arrivati davanti al mare.
Avremmo dovuto salire tutti e sei su una piccola barca, ma era così piena che non ci stavamo.

La mamma e il papà hanno parlato a lungo, poi la mamma ha preso me e mio fratello più grande, e con il mio fratellino neonato in braccio è salita sulla barca.
La mamma piangeva.
Papà è entrato in acqua con la mia sorellina di due anni aggrappata alle sue spalle.
Il mio papà ha nuotato tutto il tempo dietro di noi.

Io avevo tanta paura, che la nostra barca affondasse e che papà non ce la facesse.
E invece ce l’ha fatta.
Il mio papà è fortissimo.

Anche mia sorella è stata bravissima, non si è mai lasciata andare, non ha mai pianto.
Ora siamo di nuovo in un campo con delle tende.
Papà dice che vuole arrivare in Germania. Mi ha promesso che troveremo persone buone, che lui avrà un buon lavoro e una bella casa nuova per noi.

Me lo ha promesso lui».

Questa storia è stata raccolta per il progetto #Sconfinati di Caritas Ambrosiana e del Consorzio Farsi Prossimo. Ogni anno Caritas porta a Milano, alla fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili Fa’ la cosa giusta, un progetto forte, che vuole far riflettere chiedendo di mettersi nei panni degli altri, dei più deboli, di chi soffre. 

E auguri a tutti i papà, a quelli “fortissimi” che ogni giorno portano i propri figli aggrappati alle spalle, a quelli che fanno promesse disperate e di speranza, e che faranno di tutto per mantenerle.

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